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VINI I.G.T. MARCHE

VINI I.G.T. MARCHE

VINI I.G.T. DELLE MARCHE

L’indicazione geografica tipica “MARCHE” è stata istituita con Decreto Ministero Risorse Agricole dell’11 ottobre 1995. L’indicazione geografica tipica “MARCHE” abbraccia tutta la regione e sicuramente ha contribuito a valorizzare quei territori che non hanno usufruito della denominazione di origine controllata. Nella nostra regione i vitivinicoltori hanno utilizzato tale denominazione al fine di elevare la qualità dei propri prodotti e parallelamente sono quasi scomparsi i vini da tavola.

i Vini I.G.T. Marche, cioè l’indicazione geografica tipica (IGT) “MARCHE” è riservata ai vini bianchi, rossi, rosati, frizzanti e novelli. Possono essere indicati con le menzioni del vitigno, (Trebbiano, Passerina, SanGiovese, Grechetto, Merlot, Pinot bianco – grigio – nero, Chardonnay, Sauvignon, Barbera, Cabernet franc, Cabernet sauvignon) quei vini che ne contengono almeno l’85%; è anche possibile usare e menzionare un altro vitigno, laddove utilizzato, purchè sia contenuto nel prodotto finito in misura superiore al 15%.

SPUMANTI

Le Marche hanno una buona confidenza con lo spumante ed oggi non sono più soltanto i tradizionali vini Verdicchio e Vernaccia di Serrapetrona a dar origine a tale produzione. Esperimenti riusciti sono avvenuti anche con altri vini marchigiani, dal Falerio al Colli Maceratesi e, con successo, con uve Montepulciano, vitigno di base del Rosso Conero, e con uve Passerina come previsto dalla nuova Doc Offida.

Gli scrittori di enogastronomia accennano ad antichissime origini dello spumante italiano nel territorio marchigiano. Una radice storica esiste: il primo “champenois” italiano sarebbe nato nelle Marche e il musicista G. Spontini lo avrebbe bevuto nella sua Maiolati (nei Castelli jesini) addirittura nel 1805, cinquant’anni prima che il Piemonte avesse dato vita al celebre prodotto.

Maggior fondamento ha una lettera inviata dall’amministratore dei beni della Casa Ducale di Leuchtemberg in Fano al Gonfaloniere della Città di Jesi. In essa si attesta che dal 1843 al 1847 l’amministratore Ubaldo Rosi si occupò della vinificazione di spumanti “alla maniera del vero champagne” e si chiede l’esenzione del dazio di bottiglie di vetro nero di Francia per vini spumanti.

Altre testimonianze vengono da Loreto, dove un tale signore Spalazzi, fin dal 1849, provò e riprovò fino ad ottenere un vino “che senza avere nulla dell’imitazione ha tutti i pregi e le perfezioni dello champagne francese”.

Infine la riscoperta casuale di un libro scritto nel 1622 dal medico fabrianese Francesco Scacchi, ha consentito di mettere a punto un metodo di spumantizzazione originale denominato “Metodo Scacchi”.

I vini spumanti più noti nelle Marche sono il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Brut e la Vernaccia di Serrapetrona.

VINO NOVELLO

Il vino novello che ha sostituito quello che era il “vino nuovo”, è un esempio di come il consumo moderno abbia ridato vita alle tradizioni del nostro Paese. Da alcuni anni entra in commercio il 6 novembre, come il primo vino della vendemmia da poco conclusasi. Il costume di accompagnarlo ai frutti della stagione, in particolare le castagne, si perde in un passato lontanissimo di cui faceva parte anche la tipica festa “mezzadrile” di San Martino che cade negli stessi giorni.

Oggi, invece, il “novello” è una risposta che segue le tendenze dei consumatori alla ricerca di novità e qualità: novità, perché aggancia la stagione precedente a quella in arrivo, consentendo ai produttori di dare ai vini dell’annata la giusta maturità ed il giusto invecchiamento; qualità perché la vinificazione viene attuata con tecniche particolari che esaltano i profumi e gli aromi del mosto.

Negli ultimi anni la tipologia novello sta entrando sempre più a far parte dei disciplinari di produzione delle Doc, anche grazie alla ricerca enologica sviluppata dall’Assam, Agenzia della Regione Marche in Agricoltura che, attraverso i suoi centri operativi, ha posto attenzione alla sperimentazione enologica e viticola di questo come di altri prodotti innovativi e di qualità, fornendo a coltivatori e produttori le indicazioni utili per ottimizzare e qualificare al massimo la tipicità marchigiana.

(Liberamente tratto da www.turismo.marche.it)
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