VINI DELLE MARCHE

VINI DELLE MARCHE: UNA STORIA ANTICA
Secondo Plinio il Vecchio i vini del Picenum (la regione d’Italia corrispondente alle odierne Marche), erano delicati d’aroma e saporosi nel gusto. Questi elementi di distinzione andavano, e vanno, attribuiti alla dolcezza delle colline, digradanti verso l’Adriatico, oggetto di meditazione dell’artista Tullio Pericoli, e prima ancora di lui, anche se in modo più visionario e onirico, Osvaldo Licini.
Nel Medio Evo fondamentale risulta l’azione di coordinamento e di direzione delle aziende agricole del tempo (denominate “grancie”), delle abbazie diffuse in tutto il territorio marchigiano. Avvalendosi dei “patrones”, i monaci seppero razionalizzare la coltivazione della vite e la sua trasformazione in vino. Alla mensa del duca di Urbino i coppieri servivano i vini “ avantagiati” delle Marche alle delegazioni degli ambasciatori delle potenti signorie d’Italia mentre musici, cantanti, ballerini ed acrobati allietavano il banchetto.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, senz’altro il vino che gode di maggior prestigio nel mondo, vanta anche un singolare primato: è il primo nome di vino comparso nella più antica etichetta italiana. L’immagine dei vini marchigiani, nonostante la relativa giovane età, ha saputo conquistare il consenso dei consumatori in virtù della lungimirante imprenditoria che ben ne ha saputo proporre le ragguardevoli caratteristiche organolettiche.
Luigi Bartolini, scrittore e poeta marchigiano, scriveva: “Se i marchigiani si organizzassero e se disciplinassero la coltura dei vitigni, se li scegliessero e se coltivassero uve rinomate, ecco il nostro suolo apparirebbe il più propizio a Bacco…”. Aveva anticipato quanto la vitivinicoltura marchigiana, con il contributo del settore pubblico, ha realizzato: la qualificazione dei vitigni e dei vini, la loro più razionale produzione. Lungo le colline, che rappresentano le zone più felici per il prosperare della vite e la produzione di ottime uve, il sole ed il suo calore consentono di esprimere alte gradazioni zuccherine e delicati profumi, indispensabili per ottenere buoni vini di cui tutta la regione è ricca.
Le Marche vitivinicole: decine di aziende piccole e di medie dimensioni; 17.500 ettari di vigne, più di un terzo per la produzione di vini DOC, 1 milione di ettolitri di vino, con prevalenza di bianchi. Il carattere forte e pignolo degli abitanti, una cultura ancor oggi legata a millenni di storia rurale non potevano non dare al vino delle Marche caratteristiche alla pari con nomi più conosciuti ed alla sua terra, una vocazione indiscutibile.
Scriveva Ermete Grifoni nel 1987: “Le Marche hanno un vino per ogni contrada: il rosso del Conero (Rosso Conero) sa della terra forte e generosa che l’ha partorito, ha la tempra dei cavatori e degli scalpellini dei quali conosce ogni cruccio dell’anima; il rosso piceno (Rosso Piceno, la cui zona si estende fino alla provincia di Ancona, e Rosso piceno superiore in particolare) ha il piglio robusto e sentimentale delle genti della Marca inferiore; i vini del maceratese (Colli Maceratesi e Vernaccia di Serrapetrona) e del fermano (Falerio) vi dicono della dolcezza e delle segrete doti domestiche che circondano i focolari contadini. I vini del pesarese (Bianchello del Metauro e Colli Pesaresi) sanno già di Romagna ed hanno già il timbro carezzevole che è nella parlata delle popolazioni della Marca gallica. Chi è nato nelle Marche temporeggia ma è sicuro d’arrivare. Onde non c’è da meravigliarsi della fortuna toccata al Verdicchio (Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica), biondo, leggermente amarognolo, d’una semplicità che sorprende, adatto al sapore marino (E. Grifoni, 1987)”.
Dal 1987 nella terra del Verdicchio dei Castelli di Jesi, sono state autorizzate altre DOC: nel 1987 Lacrima di Morro D’alba, prezioso, tanto raro nella quantità quanto unico nel gusto, e l’Esino, nel 1995, considerato prima un vino da tavola. Nel 2001 Offida è da considerarsi la massima espressione della tipicità dei vini piceni, oltre che della valorizzazione dei vitigni autoctoni. Dal 2004 la Regione Marche ha avuto riconosciuta la denominazione di origine controllata e garantita, nota con l’acronimo DOCG (è un marchio di origine italiano che indica al consumatore l’origine geografica di un vino): prima fra tutte la Vernaccia di Serrapetrona poi il Conero Riserva e a marzo 2010 il Verdicchio di Matelica Riserva e i Castelli Di Jesi Verdicchio Riserva. Negli ultimi anni sono arrivate le Doc Pergola da uve conosciute come Vernaccia di Pergola, Serrapetrona, vino fermo a base di vernaccia nera, I Terreni di San Severino, con la partecipazione di vernaccia nera e montepulciano, San Ginesio e nel 2011, la DOCG Offida.
(Liberamente tratto da www.turismo.marche.it)