Gioacchino Rossini

Compositore e musicista, nato a Pesaro nel 1792, morto a Passy in Francia nel 1868. Con Bellini, Donizetti e Verdi è uno dei maggiori musicisti italiani del XIX secolo; la sua arte è un emblematico esempio di fusione fra la tradizione classica e quella sensibilità romantica che ai suoi tempi si andava sempre più affermando. Attraverso l’evidente impostazione classica, infatti, affiorano elementi tipicamente romantici: la vis comica, intesa come forza vitale e come parte integrante dell’esperienza umana, ne è un esempio.
Risale al 1806 la sua prima opera: Demetrio e Polibio, rappresentata solo nel 1812 al teatro Valle di Roma. La sua carriera in campo teatrale fu comunque fulminante: con la farsa in un atto, La cambiale di matrimonio, andata in scena nel novembre 1810 a Venezia, iniziò ufficialmente la fecondissima carriera teatrale del musicista. Nel 1812 fu rappresentata alla Scala di Milano La pietra di paragone, opera in due atti che ebbe enorme successo. In questo periodo la produzione rossiniana consiste prevalentemente in lavori comici, all’ epoca più ricercati di quelli seri. Si tratta di opere caratterizzate da inventiva, freschezza e rigore formale al tempo stesso: tutti elementi che conquistarono subito il pubblico. Al 1813 risale la trionfale prima alla Fenice di Venezia del Tancredi, melodramma eroico su libretto di Gaetano Rossi. Nello stesso anno fu rappresentata L’italiana in Algeri, dramma giocoso considerato un vero capolavoro per la sua forza ritmica ed esuberanza comica, testimonianza dell’assoluta padronanza musicale raggiunta da Rossini nel genere buffo. Seguì un periodo di stasi creativa che si concluse però nel 1816 con la composizione de Il barbiere di Siviglia. Dopo un esordio poco trionfale, quest’opera andò acquistando nelle repliche successive un successo sempre maggiore, tanto che oggi è considerata il capolavoro rossiniano nel genere buffo grazie alla sua fantasia inventiva e alla sua perfezione stilistica.
Sempre nel 1816 a Napoli fu messo in scena l’Otello, dall’ omonima tragedia shakespeariana, che rivelò al pubblico italiano ed europeo la genialità musicale di Rossini anche nell’ opera seria. Al 1817 risale la prima dalla Gazza ladra, che ottenne un clamoroso successo e che preluse, per alcune innovazioni musicali, al melodramma verdiano. Sempre nello stesso anno, al San Carlo di Napoli, ebbe un trionfale successo il Mosè in Egitto, il cui carattere drammatico è di chiara ispirazione romantica. Suggestioni romantiche sono individuabili anche nell’ Ermione e ne La donna del lago, le quali preannunciano Bellini e Donizetti. Nel 1823, alla Fenice di Venezia, la rappresentazione della Semiramide chiuse la carriera teatrale italiana di Rossini. Successivamente, infatti, Rossini si recò a Parigi, ove dovette adattarsi al clima di pieno Romanticismo. La sua prima opera interamente francese, Le comte Ory (1828), conquistò subito il pubblico parigino. L’anno successivo, seguendo scrupolosamente i nuovi canoni del Grand Opera e la lingua francese, mise in scena il Guglielmo Tell, capolavoro di totale ispirazione romantica per quanto riguarda le tematiche: il patriottismo, il sentimento della natura, il senso dell’ineluttabilità evidente nell’ amore dei protagonisti Arnoldo e Matilde. Grazie alle sue evidenti innovazioni stilistiche, quest’opera, mirabile fusione di dettami romantici e di architettura classica, chiuse un’era e ne aprì un’altra. Seguì un lungo periodo di silenzio, dovuto sia ad un forte esaurimento nervoso, sia ad un’instabile situazione familiare. Sostanzialmente, però, la causa va ricercata nella sua crisi personale, derivata dalla consapevolezza di non poter accettare totalmente le nuove idee musicali, essendo per lo più un “classico” ed un “conservatore”. Nonostante ciò, la sua vena creativa riaffiorò in alcuni momenti, concretizzandosi in pezzi musicali di grande intensità e valore artistico, come i quattordici fascicoli di Péchés de Vieillesse (includenti brani vocali, per pianoforte, musica da camera e strumentale) e lo Stabat Mater, ultimo suo grande capolavoro. Ritiratosi definitivamente a Parigi, nel 1864 fu eseguita in forma privata un’altra eccezionale opera della sua vecchiaia, la Petite Messe solennelle che, con le sue audaci soluzioni musicali, preannunciava il Novecento, scavalcando di colpo tutta quell’ esperienza romantica che Gioacchino Rossini non aveva mai pienamente condiviso.