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Federico Barocci

Federico Barocci

Pittore, Federico Barocci nasce ad Urbino nel 1535 e muore ad Urbino nel 1612. Singolare fu la sua vicenda: dopo il brillantissimo esordio romano tra il 1561 ed il 1563 con gli affreschi del Casino di Pio IV in Vaticano, si rifugiò precipitosamente ad Urbino, ove si chiuse in un ipocondriaco isolamento.

Staccandosi dalla coeva corrente manieristica, realizza opere frutto di “diligente studio”, ma sempre naturali, ben lontane dagli atteggiamenti esasperati dei manieristi; il suo spazio è calcolato matematicamente,  non è né illogico, né disordinato come quello dei manieristi; usa colori primari e crea forme senza linee di contorno, a differenza dei manieristi che usano toni intermedi e linee di contorno cariche e cupe.

Federico Barocci è pittore religioso per eccellenza, la sua opera è una perfetta interpretazione della Controriforma. In linea con lo spirito cristiano e caritatevole che pervade, nella II metà del 1500, gran parte del territorio marchigiano (anche grazie alla diffusione dei nuovi Ordini Religiosi), Barocci non rappresenta in modo aulico i fasti della Chiesa, ma tocca direttamente l’animo dei fedeli, suscitando una commozione tale che diviene devozione.

Creando un legame affettivo ed emozionale fra lo spettatore ed i protagonisti dell’evento sacro rappresentato, dà alla devozione un carattere quotidiano e personale, creando una fusione fra paesaggio ideale e reale, che col tempo si caricherà sempre più di riferimenti simbolici ed autobiografici.

La peculiarità della sua pittura consiste soprattutto nell’aver elaborato, in modo personale, il cromatismo veneziano ed il patetismo correggesco. Dal punto di vista stilistico, realizza opere di straordinaria comunicativa, grazie all’accurata resa prospettica, alla sapiente composizione, alle studiate sequenze cromatiche, alla raffinata scelta di gesti e fisionomie, al forte dinamismo. La sua operazione culturale ha un fine preciso: opporre all’ individualismo delle correnti protestanti il sentimento collettivo della Chiesa Cristiana.

Le sue opere sono il risultato di una gestazione lunga e laboriosa, che lascia ben poco spazio agli allievi, i cui interventi consistono per lo più in un riutilizzo dei cartoni di mano del maestro per comporre nuove opere.

In molti  lavori, la vena pittorica di Barocci si apre verso le grandi tematiche corali del momento. Ne sono un esempio il Perdono di Assisi (Urbino, Chiesa di S. Francesco) e la Madonna del Popolo (Firenze, Galleria degli Uffizi). Il grande bagaglio tecnico del pittore e la sua iridescente gamma cromatica si materializzano nelle Sepoltura di Cristo (Senigallia, Chiesa della Croce), ove lo schema centralizzato viene sostituito da una composizione molto più dinamica. Sempre a Senigallia, in Pinacoteca, è conservata la Madonna del Rosario e San Domenico.

Nell’ultimo decennio del 1500, Barocci realizza indagini di tipo naturalistico, che si concentrano su oggetti o su animali, lontano da ogni approfondimento intellettualistico. Appartengono a questa fase la Circoncisione (Parigi, Louvre) e San Francesco che riceve le stimmate (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche). Barocci eseguì inoltre disegni, incisioni, miniature, ritratti; fra quest’ultimi ricordiamo quello splendido di Francesco Maria Della Rovere (Firenze, Galleria degli Uffizi).

Vero caposcuola, dunque, di calibro europeo, Barocci influenzerà molto la scuola bolognese, i Carracci in particolare ed i suoi allievi contribuiranno a diffonderne l’insegnamento nelle varie regioni d’Italia.

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